Ricercatori dell’Università di Manchester hanno recentemente completato uno studio per definire i livelli di allergeni in grado di scatenare reazioni allergiche nei soggetti sensibilizzati.

Può contenere allergeni: ma quanti?

Uno studio ha definito livelli di allergeni negli alimenti che possono scatenare reazioni allergiche, e ciò potrà contribuire in futuro a rendere le etichette di avvertimento sugli allergeni ancora più efficaci.

Ricercatori dell’Università di Manchester hanno recentemente completato uno studio per definire i livelli di allergeni in grado di scatenare reazioni allergiche nei soggetti sensibilizzati. In questo nuovo studio pubblicato nel Journal of Allergy and Clinical Immunology, i ricercatori hanno identificato il livello di cinque degli allergeni alimentari più comuni che possano causare una reazione nei soggetti maggiormente sensibilizzati.
“Quello che volevamo ottenere era trovare il livello di allergene che può portare ad una reazione allergica solo nel 10% delle persone sensibilizzate. Questo tipo di dati può essere utilizzato per applicare un miglior livello di informazione e avvertimento sulle etichette per i prodotti alimentari”, ha detto Claire Mills, autore principale dello studio.

I ricercatori hanno raccolto i dati di 436 persone, provenienti da tutta Europa ed arruolate nel progetto EuroPrevall, con precedenti reazioni allergiche ad arachidi, nocciole, sedano, pesce o gamberetti. A questi soggetti sono stati somministrate piccole quantità incrementali degli alimenti in grado di determinare reazioni allergiche, e sono state monitorizzate le reazioni cliniche.

Tra 1.6 e 10.1 mg (1/1000 di grammo) di proteine di nocciole, arachidi e sedano sono risultati sufficienti per innescare una reazione allergica nel 10% dei soggetti; nel caso del pesce, il livello di allergene necessario si è dimostrato più elevato: 27,3 milligrammi. Per quanto riguarda il gamberetto (cotto) invece il livello si è dimostrato ben più elevato: intorno a 2,5 grammi, anche se gli autori non hanno indagato gli effetti di questo allergene se consumato crudo.

Questo studio è molto interessante perché è riuscito ad identificare un livello-soglia di quantità di allergene, oltre il quale la probabilità di reazione – in un soggetto sensibilizzato – è probabile. Questi dati dovranno ovviamente essere confermati da altri studi indipendenti e validati su popolazioni differenti, prima che da essi si possano trarre indicazioni precise per tutti i pazienti. In ogni caso, tra le molte variabili chiamate in gioco durante una reazione allergica, non dobbiamo dimenticare che la quantità di allergene è una delle più importanti.

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